venerdì 17 giugno 2016

26. Da A Gudiña a Laza (km. 36)

Oggi 26° giorno di cammino ho camminato sempre in quota tra i 1.000 e 1.100 m. s.l.m. per scendere prima a Campobecerros, infine ai 500 m. di Laza, modesto pueblo dell'Ourense dotato però di un albergue funzionale. 
Salgo per il camino de la Verea Vella che attraversa colline della Serra Seca, ora brulle e desolate, con pochi borghi abitati da allevatori. I nomi di questi paesi hanno il prefisso "Venda" che ricorda la passata funzione di rifornimento di viveri ai pellegrini e ai viaggiatori di passaggio. 
Sono rimasto impressionato dai vasti panorami che si godono salendo anche se sempre piuttosto cupi a causa del cielo nuvoloso e dai numerosi cantieri in attività per la realizzazione dell'alta velocità che collegherà Madrid alla Galizia. Una sosta a Campobecerros, grazioso paese in posizione molto appartata, mi consente di recuperare le forze per l'ultimo tratto quasi tutto in discesa fino a Laza.
Dal programma mancano 5 giorni a Santiago. Fa ancora freddo ma certamente a Santiago ci sarà il sole ad attendermi.

Qui puoi trovare il FILE GPS e la MAPPA: A GUDIÑA - LAZA

Da A Gudiña a Laza, passando per Campobecerros.
Nello spartano albergue di A Gudiña si è potuto riposare abbastanza bene. Quando parto non piove ma il cielo è ancora cupo di nubi. Trovo il mojon del cammino che mi manda verso destra sulla strada lastricata che attraversa il centro dell'antico abitato.
La chiesa di San Pedro di A Gudiña.


Il doppio mojon: a sinistra si va per Verin, a destra per il Camino de la Verea Alta.
Il cruseiro in Plaza San Martino.
La chiesa di San Martino di A Gudiña.


La strada in salita che conduce a Venda do Espino.



Il cammino procede su strada asfaltata, con un discreto traffico dei camion dell'AVE, che sale su brulle colline, con ampia vista sulla valle.









L'Alto do Espino, il primo dei 4 borghetti oggi semi-abbandonati che hanno "Venda" come primo nome e sono posti sulla sommità delle colline denominate Serra Seca.
Il lago artificiale As Portas creato nel 1974 dallo sbarramento sul Rio Cambas.










Nei pressi di Venda do Bolano. Sono a m. 1.100 s.l.m.





A Venda do Bolano mi concedo una sosta.


Qualche centinaio di metri dopo Venda do Bolano si imbocca una strada sterrata in salita che porta al culmine di un monticello. 


Campobecerros


Campobecerros e a sinistra il grande cantiere per la realizzazione di una galleria dell'AVE.


Per arrivare a Campobecerros si prende a dx un sentiero, a tratti sconnesso indicato con ometti, che scende verso la valle alla nostra dx, seguendo una costola che punta a Campobecerros che si vede laggiù in fondo.





La chiesetta di Campobecerros con una bella statua di Santiago sul portale.



La stretta viuzza che attraversa Campobecerros dove si può trovare un bar-negozio. 
Da Campobecerros si sale verso Portocamba...
... per poi scendere verso il paesino abitato per lo più da anziani.
Il pueblo di Portocamba.


La strada che attraversa Portocamba.

Molte le case di pietra e legno disabitate.


Da Portocamba si prosegue in salita...
... fino ai m. 1000 s.l.m. alla Cruz do Milladoiro a ricordo di quanti sono morti - soprattutto pellegrini - nei secoli calcando questo percorso.

L'indicazione sotto la croce manda a sinistra su una pista di terra che in discesa conduce all'abitato di As Eiras.




Visibili da lontano i grandi cantieri dell'AVE.

Ingresso all''abitato di As Eiras. 






L'originale area di sosta di As Eiras prima degli ultimi km. 5,5 (tutti in discesa) per Laza.





Qui con Mark pellegrino tedesco.
Laza è un discreto pueblo con tutti i servizi e un moderno albergue. Le chiavi sono presso la Gestito dalla Protección civil.
La chiesa tardo gotica di San Xoan (sec. XIV)
Laza ha una lunga tradizione di feste che ricordano antiche tradizioni popolari legate all'attività agricola, famosa quella del carnevale.
I km percorsi sono quasi 36.
Per un dislivello complessivo di m. 613.
POST SCRIPTUM
Il Camino rende possibile il miracolo della conversione e del cambiamento, per chi ha il coraggio di incamminarsi; non importa con quanta fede, importa con quanta libertà. Attraverso questo percorso l’uomo ha la possibilità di far dialogare l’esperienza con la riflessione; nel silenzio, chi cammina ha il tempo per riflettere e vivere un'esperienza crescita e maturazione.
La paura del pellegrino non è tanto quella di non riuscire ad arrivare, quanto quella che il cammino non serva a nulla; che si torni come si era partiti, che vada sprecata la grande avventura, che si rimanga chiusi e impermeabili ai segnali da seguire e agli incontri.
Andare a piedi, per ore e ore, per giorni e giorni, ti cambia; all’inizio l’uomo si affida solo alle proprie capacità, poi si rende conto che non basta e allora si trasforma, silenziosamente, in un pellegrino entrando in un altro tempo e in un altro spazio.
L’uomo va a piedi, vive ad un’altra velocità, vive nella fatica e nella gioia, canta le lodi, ritrova il gusto dell’acqua, dell’ombra e del vento, del pane e del vino; riscopre la bellezza dell’incontro con donne e uomini senza la solita, perfida, mancanza di tempo.

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