domenica 5 giugno 2016

14. Da Calzada de Béjar a Fuenterroble de Salvatierra (km. 21)

L'odierna 14° tappa mi ha portato attraverso luoghi solitari, in un paesaggio ondulato a 1000 m. di quota, incontrando solo un paio di piccolissimi paesi (Valverde e Valdecasa). Ho camminato qualche km con 4 simpatici pellegrini francesi e poi ho incontrato un gruppo di persone a cavallo che mi hanno invitato a condividere una merenda con loro.
L'arrivo è a Fuenterroble de Salvatierra nell'albergue parroquial voluto e realizzato da don Blas, un sacerdote carismatico che ha dato vita ad un sogno: creare una casa aperta a tutti. Infatti sono stato accolto calorosamente da Antonio e poi dallo stesso don Blas che mi parlato di come vuole essere testimone di Gesù Cristo e del suo Vangelo tra la sua gente e i pellegrini che qui sostano.
E' domenica e la sera posso celebrare la S. Messa con un gruppo di pellegrini ma soprattutto ho l'opportunità di preparare una pasta per tutti i pellegrini presenti nell'albergue.

Qui puoi trovare il FILE GPS e la MAPPA: CALZADA DE BEJAR - FUENTERROBLE

Da La Calzada de Béjar a Fuenterroble de Salvatierra, passando per Valverde e Valdecasa.
Paco Francisco, l'unico pellegrino che dorme con me all'albergue, come da abitudine parte prima dell'alba. La notte non è passata tranquilla. Mi ritrovo delle strane "punture" sulla pelle forse causate da delle "cinci". Faccio colazione con un gruppo di 4 pellegrini francesi che però hanno dormito all'hostal. Sono Francis, Janinne, Pierre e Pierre. Ho scoperto che fanno parte di una corale e tra i loro pezzi preferiti ci sono diverse cantiche del nostro Bepi De Marzi.

Si esce dalla tranquilla e silenziosa Calzada de Béjar per il Camino de Baños, l'antica calzada romana ai lati della quale sorgono vecchie abitazioni per la maggior parte disabitate.
La chiesa di Calzada de Béjar dove la sera prima ho celebrato la messa. Solo oggi noto il campanile privo di campane.
Nella disputa tra il Marchese di Montemayor e il Duca di Béjar quando i due si accordarono e si pacificarono, dei due paesi sulla calzada romana uno passò sotto il Marchese diventando Baños de Montemayor e l'altro sotto il Duca diventando Calzada de Béjar.
Molto belli alcuni dettagli architettonici: le colonne di granito, le balconate in legno, gli architravi in legno e pietra...


All'uscita del pueblo una bella fontana augura "buen camino".

Dopo 400 m. dal pueblo ad un bivio imbocco un sentiero di campagna che procede nella valle del Sangusin. Si tratta ancora dell'antica calzada romana.
Il sentiero corre parallelo a dei tralicci della corrente tra due pareti di verde e si allontana dal paese verso l'aperta campagna.
Raggi di sole filtrano tra i rami degli alberi e ravvivano come per magia l'erba dei campi, ancora intorpidita e spenta per il lungo torpore della notte.
I giochi di luce e la brillantezza di colori che riescono a creare queste prime occhiate di sole sulla campagna sono stupefacenti. Spicchi di bellezza che rincuorano, che inebriano e ti lasciano con la convinzione di aver assistito a qualcosa di magico.
Muretti e barriere di fil di ferro cingono, come in una morsa, lo sterrato che sto percorrendo assieme ai pellegrini francesi, dopo il sentiero.


La Sierra de Béjar ancora parzialmente coperta dalla neve.


Incontro un gruppo di persone che stanno preparando i loro cavalli probabilmente per una escursione.


Non sembra di essere a 1000 m. di altitudine.
L'ingresso nella provincia di Salamanca mostra un'altro ecosistema: la "dehesa" (pascolo con querce e macchia mediterranea) lascia posto al "entresierra" (zone disboscate per la coltivazione) dove si alternano prati coltivati per lo sfalcio dell'erba e boschi di castagni, rovere e querce.



Quando i "caballeros" mi superano scopro che si tratta di gruppo di pellegrini a cavallo diretti ad Astorga.




Lungo la via romana ancora miliari.

Attraverso il Rio de Sangusin camminando su apposite pietre.
Nei pressi del Rio Sangusin il miliario CXLII.
Uno dei 5 cruseiros di pietra che stanno attorno al pueblo di Valverde de Valdelacasa.
La torre campanaria della chiesa di Santiago (sec. XVIII) nel piccolo paese di Valverde de Valdelacasa
La chiesa di Santiago (sec. XVIII)



Valverde è un pueblo piccolissimo eppure coincide con la cittadina romana Mansio Ad Lippos, la settima da Mérida.





Il simpatico monumento al bar "El Peregrino" di Valverde.

Un piccolissimo secondo pueblo: Valdelacasa.


I pellegrini caballeros si sono fermati per uno spuntino: siamo invitati anche noi pellegrini a piedi ad unirsi alla loro merenda.






Lasciata Valdelacasa su un asfalto dissestato in mezzo a una campagna priva di interesse rivedo all’interno di un recinto dei maiali dal pelo scuro che frugolano divertiti, mentre si rotolano dentro la sabbia.

Sono con i miei amici pellegrini francesi sul Camino Real de Fuenterroble che procede tra pascoli e boschetti.

Anche se poco più di un sentiero si cammina ancora sull'antico tracciato romano.



Bisogna superare un piccolo rilievo fino a quasi m. 1000 s.l.m.
Ancora qualche miliario.
Sceso dall’altura e sempre circondato da un paesaggio in bianco e nero che ricorda molto l’Andalusia, ma senza il sole, arrivo in vista di Fuenterroble.


Eccomi a Fuenterroble un pueblo dalle case compatte, privo di periferia. Giusto dall'altra parte del pueblo, c'è l'originalissimo albergue parroquial voluto da Don Blas Rodriguez, un sacerdote pieno di carisma ma anche di una semplicità disarmante che sa parlare al cuore della gente.

L'albergue di Fuenterroble è una delle accoglienze pellegrine del cammino dove si respira la tipica atmosfera jacobea con cene comunitarie. Infatti per la cena mi sono reso disponibile a preparare gli spaghetti aglio olio e peperoncino. Un successo: felicissimi spagnoli, francesi, inglesi e italiani presenti alla cena comunitaria. 
L'ospitalità di Fuenterroble è legata a Don Blas, vulcanico parroco del pueblo ed efficace promotore di tutte le iniziative che hanno reso questo posto uno dei luoghi simbolici della Via. L'albergue è un vero rifugio per il pellegrino, un oasi di pace, un labirinto di luoghi che lo rendono curioso e affascinante.
Dietro l'albergue, delle tettoie custodiscono alcune decine di calessi variopinti. E’ con questi calessi, trainati da asini, che Don Blas compie periodicamente dei pellegrinaggi in compagnia di una moltitudine di appassionati. Lui stesso mi parla con entusiasmo della Via Lucis, una testimonianza itinerante della Resurrezione di Gesù che viene portata in tutti i paesi della zona durante la prima settimana dopo la Pasqua.

Prima di cena Don Blas mi accompagna nella grande chiesa gotica recentemente restaurata per celebrare la S. Messa con alcuni dei pellegrini presenti nell'albergue. Nel presbiterio dell'antica chiesa ristrutturata ci sono diverse statue di legno realizzate da campesinos del luogo e utilizzate dal parroco per l'esperienza postpasquale della Via Lucis.
S. Giacomo, figlio di Zebedeo.
Cleofa il discepolo di Emmaus.
S. Tommaso, l'apostolo incredulo.
Gesù Risorto portatore di vita nuova a chi crede.
Maria Madre di Dio che schiaccia il serpente.
S. Maria Maddalena.
S. Paolo apostolo.
S. Giovanni evangelista, fratello di S. Giacomo.
Infine S. Giacomo nelle vesti del pellegrino.
L'abside della chiesa di Fuenterroble.
Nella porticina del tabernacolo è raffigurato S. Francesco che riceve le stigmate dal Cherubino.

POST SCRIPTUM
L'albergue di Fuenterroble è qualcosa di alternativo rispetto a tutte le altre accoglienze del cammino. Si incontrano degli hospitaleri che ti accolgono per vocazione e non per lavoro e cercano di farti sentire a casa tua. Un encomio a tutte queste persone che lungo tutti i cammini fanno dell'accoglienza uno stile di vita.
L'albergue è un luogo di condivisione di cose materiali, come ad esempio il cibo o qualche indumento, ma soprattutto di emozioni, poiché sul Cammino esse magicamente si amplificano, siano di felicità e allegria o di tristezza e dolore. I legami che si instaurano tra le persone che si incontrano sono fortissimi, molto più che semplici amicizie; si finisce a raccontare la propria vita a dei perfetti sconosciuti che si trovano nella nostra stessa situazione e magari hanno le stesse paure; è la solidarietà reciproca che conta e il fatto di poter ampliare i propri orizzonti culturali, e conoscere le abitudini e le usanze di persone di altri paesi. Si parla anche di confronto, ma sempre in senso positivo. Non c’è spazio per fretta, stress o competizione. Si lasciano da parte differenze linguistiche o di status. A nessuno interessa sapere che posizione uno occupa nella società, si è semplicemente pellegrini con una meta comune da raggiungere.

1 commento:

  1. Ciao Dario, quelle di questo tratto di cammino mi sembrano paesaggi,località e architetture più interessanti. È perché tappa più breve ve e più tempo p e r ammirare o perché più storico qui il cammino?
    Buen camino peregrino!
    Animo,animo!

    RispondiElimina