martedì 31 maggio 2016

09. Da Alcuéscar a Caceres (km. 39)

Con la 9° tappa del cammino arrivo nella bella città di Caceres e metto in zaino i primi 300 km. 
La tappa è pressoché tutta pianeggiante tranne una breve salita dopo Valdesalor e l’arrivo a Caceres. Certo la temperatura si sta facendo sempre più calda e anche se soffia sempre un po' d'aria camminare sotto il sole a picco è assai impegnativo.
Si attraversano zone coltivate e pascoli, ma anche tanti terreni incolti. Di grande bellezza è la città di Caceres, per le sue architetture, per la gente che anima le sue piazze e le sue vie, per ciò che rappresenta per il pellegrino solitario dopo ore e giorni a stretto contatto solo con la natura... A Caceres ho modo di riposarmi e di ritrovare un po' di vista sociale.

Qui puoi trovare il FILE GPS e la MAPPA: ALCUESCAR - CACERES

Da Alcuescar a Aldea de Cano passando per Casas de Don Antonio.
Da Aldea del Cano a Caceres passando Valdesalor.
Lascio la "Casa della Misericordia" di Alcuescar molto presto. Fortuna vuole che il buon hospitalero Arturo, della Confraternita degli Amici del cammino di Santiago, faccia uno strappo alla regola aprendomi la porta d'uscita alle ore 6.00. Breve sosta al bar di fronte per fare colazione e poi... gambe in spalla.
Ci si allontana molto velocemente da Alcuescar prima su strade d'asfalto, poi su sterrate e carrarecce di campagna.  Ci si inoltra sul Camino Vejo del Norte.







Alle mie spalle Alcuescar. Per me rimarrà un pueblo sconosciuto non avendolo visitato.

Lo sterrato procede in una campagna che ha ben poco da offrire, quanto a novità. Recinzioni, erba ingiallita, ulivi... sono gli attori di un spettacolo che va in scena ormai da alcuni giorni. L’unico tocco magico è il sorgere del sole.
Molto singolare l'effetto della prima luce del mattino sull'erba bagnata dalla rugiada. Al mattino presto la temperatura è ottimale anche se si prevede la giornata sarà piuttosto calda.













Ricompaiono le querce, di dimensioni ragguardevoli, e con loro gruppi di mucche che ruminano nel terreno secco.




Dietro la chioma di alcune querce che fiancheggiano lo sterrato scorgo il pueblo di Casas de Don Antonio.


Casas de Don Antonio è un paese che non offre servizi, ma solo una fontana.


Il ponte di pietra sopra il Rio Santiago a Casas de Don Antonio. Plata, non è solo transumanza, caňada, mandrie di animali, ma anche tracciato romano con reminiscenze storiche ancora di valore.

Il cammino incrocia nuovamente la carretera N-630 per seguire una pista di terra parallela alla strada.
Dei mojones di granito che numerano dei miliari mi ricordano che sto camminando di nuovo sopra il tracciato di una via romana. Il miliardo XXVII si trova a circa 800 m. da Casas de Don Antonio.



Il miliario XXVIII (siamo a 27 miglia da Emerita Augusta ossia 41,4 km) detto anche "miliario del correo" perché ha un buco dove si lasciava la posta per il pueblo di Santiago de Bencaliz.

Il Miliario romano XXVIII.
Antico ponte romano.
Il ponte romano sopra il Rio Santiago de Bencaliz.










Miliario romano XXX.

La solida torre campanaria della chiesa di San Martino del pueblo di Aldea del Cano.



Una rarissima fontana uscendo Aldea del Cano.
Da Aldea del Cano per Valdesalor, il prossimo villaggio, sono oltre 11 km di pianura e solitudine e poca ombra nelle giornate estive. Il percorso che segue la via romana è prevalentemente rettilineo.


L'arroyo Molinillo si attraversa comodamente su pietre.


Si attraversa anche la pista di volo di un piccolo Aerodromo chiamato La Cervera.
Vedo hangar chiusi, fabbricati fantasma e un terreno immenso, arido e ghiaioso in cui domina il silenzio e la solitudine.








Il pueblo di Valdesalor







Prima di Valdesalor si attraversa un altro ponte medievale allungato su un corso d’acqua, appunto l'arroyo Salor.






Arrivando a Valdesalor.
La prima casa di Valdesalor è albergue.


La piazza di Valdesalor. Sembra che il paese non abbia più di cinquant’anni e che sia sorto per volontà del generale Franco per dare ospitalità ai lavoratori dell’embalse poco lontano e dei campi che sono stati bonificati.

Da Valdesalor si supera l'Autovia A-66 e si sale verso l’altura del puerto de las Camellas.










Si transita ancora sotto la A-66
Puerto de la Camelas. Dall’altura del puerto de las Camellas, in cui data la mancanza di vegetazione, si vedono in lontananza i primi caseggiati di Caceres.

Puerto de la Camellas.



In vista di Caceres.


La periferia di Caceres.
Ronda de San Francisco.




Il Museo Guaysamin
Plaza San Francisco


Plaza Santa Clara.





Plaza de la Pinuelas

Dopo una serie di viuzze giungo nella Plaza Mayor. Caceres vale una visita anche solo per questa piazza, che ricorda molto piazza del Campo a Siena, dove si corre il Palio. E’ allungata e in pendenza, circondata da palazzi signorili e numerosi ristoranti con i tavoli all’aperto.




La Torre del Bujaco
L'Ayuntamiento di Caceres.

L'Ayuntamiento.

La Torre del Bujaco o Almohade del sec. XII dove secondo la tradizione furono uccisi numerosi cavalieri cristiani nel corso della guerra di riconquista.


L'albergue Las Veletas in Calle Marsalo dove mi ritrovo con solo due pellegrini: un olandese (bicigrino) e una austriaca che dopo i postumi di una caduta ha deciso di tornare a casa.
I km oggi percorsi sono 39.
L'ascesa totale è di soli m. 373.
POST SCRIPTUM


Esiste in ogni persona un sentimento di inadeguatezza, sempre; spesso proprio quando riusciamo a conquistare la nostra stabilità in un posto, la tranquillità con le persone che sono accanto, nasce una voglia di fuga. Come diceva Thoreau “non si sta bene che altrove”.
Ora sicuramente sono felice, ma stando fermo sento in me la chiusura nei confronti di tutto ciò che ancora non conosco. In questa condizione, l’animo umano è sollecitato alla partenza e questo è un impulso che va seguito e soddisfatto, per non rischiare che diventi un desiderio vero e proprio di fuga dalla realtà. A volte è necessaria una passeggiata, una gita per far respirare il cervello; a volte serve un viaggio che ti tenga lontano dai pensieri quotidiani, un periodo più lungo che ti dia la possibilità di crescere. 
La metafora del cammino come pedagogia pura e concreta, si manifesta reale ogni volta che un soggetto esula dalla propria condizione di cittadino e intraprende un viaggio di scoperta.
Naturalmente si può fare più volte il giro del mondo senza capire nulla della vita, ma se si cammina facendo camminare ogni singolo elemento della persona, ecco che l’uomo ha la possibilità di crescere
e scoprire tutte le proprie potenzialità. Thoreau aveva un’idea molto chiara in proposito al concetto appena espresso: “ritengo che non potrei conservare la mia salute e le mie facoltà se non passassi almeno quattro ore al giorno, e spesso anche di più, a bighellonare per i boschi, le colline e i campi, completamente libero da ogni preoccupazione materiale".

2 commenti:

  1. Bravo Dario...i tuoi amici pellegrini camminano con te sulla silenziosa via de la Platani. ..grazie per le foto che fanno riaffiorare ricordi edi emozioni..

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  2. Bravo Dario...i tuoi amici pellegrini camminano con te sulla silenziosa via de la Platani. ..grazie per le foto che fanno riaffiorare ricordi edi emozioni..

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